Tengono solo i prezzi del
nuovo e gli investimenti nelle ristrutturazioni, per il resto dell'edilizia
lombarda è notte fonda. È quanto mostra il settimo rapporto congiunturale
sull'industria delle costruzioni realizzato dall'Ance Lombardia
(http://www.ance.it/docs/docDownload.aspx?id=12853). Le stime per il 2013
parlano di un calo degli investimenti del –3,3% per il residenziale che
arriva dopo il –6,5% del 2012. Sulla spinta delle migliori performance
energetiche e tecnologiche il mercato del nuovo in classe A e B resiste facendo registrare solo una
flessione del 3,1% su Milano, del 3,1 su Bergamo e del 5,0 su Brescia per il
2012. Gli investimenti per le manutenzioni e il recupero continuano a mostrare
un segno più che secondo le previsioni dovrebbe raggiungere quasi il 3% di
crescita per quest'anno. Ma qui si esauriscono le note positive, il resto degli
indicatori è completamente negativo: «La crisi del mattone è – sottolinea il
presidente dell'Ance lombarda, Luigi Colombo – in prima istanza una crisi di
fiducia». Delle famiglie che hanno paura ad investire e delle banche che non
concedono i presiti ne alle imprese per realizzare le operazioni, ne ai
potenziali acquirenti. Queste sabbie mobili hanno determinato che negli ultimi
tre anni 2.101 imprese di costruzioni hanno attivato procedure fallimentari.
Mentre se guardiamo solo ai primi due mesi del 2013 si è registrato un
ulteriore aumento tendenziale del 68% della Cassa integrazione. La Lombardia ha avuto un
crollo dei permessi di costruire sul nuovo per cui dal picco del 2005 con oltre
64mila autorizzazioni, nel 2011 (ultimo dato raccolto) si è arrivati a oltre
24mila permessi. Le compravendite sono diminuite del 25% tra il 2012 e il 2011 in tutta la regione
con punte a Lodi e Pavia (-31%) e (-33%) Mantova.
Sul
fronte finanziario l'erogazione di mutui per investimenti verso il comparto
abitativo è precipitata con un -16,8% del 2011 e -18,9% del 2012, mentre
l'andamento dei finanziamenti per l'acquisto di una casa è stato ancora più
drammatico con un -48,4% per l'anno passato. Su tutto questo contribuiscono
alcune scelte considerate scellerate dall'Ance come il blocco dell'urbanistica
per gli oltre 400 Comuni che non hanno ancora completato il nuovo strumento
urbanistico (si attende una nuova legge regionale che sblocchi la situazione).
Ma anche l'Imu ha fatto il suo: «Non si capisce – ha aggiunto Colombo – perché
sulla prima casa si debba imporre un'altra tassa, imposta che grava anche
sull'invenduto di cui non ci sono dati definitivi e quindi sulle casse delle
imprese». Per l'Ance ci vogliono soluzioni drastiche per le imprese che sempre
più devono puntare sull'aggregazione e sulle nuove tecnologie, per le
amministrazioni dal punto di vista burocratico, e per le banche attraverso
meccanismi di finanziamento allo studio che coinvolgono Cassa Depositi e
Prestiti e l'Abi.
Massimiliano Carbonaro
www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com
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